Pare che il nome Gairo significhi ‘terra che scorre’. Oggi, Gairo vecchio è uno dei più famosi paesi fantasma della Sardegna. Struggente ed unica in ogni suo dettaglio. Fatiscente, quanto viva e comunicativa. Fotografatissima ed instagrammata, come pochi altri luoghi, ma spesso si dimentica che le vie strette del paese e le case diroccate raccontano una tragica storia. Una di quelle che negli ultimi settant’anni ci lasciano increduli. Una di quelle che ha come protagonista la natura impetuosa, che trasforma i luoghi, indifferente della presenza dell’uomo. Dopo tormentate vicende geologiche, note almeno dalla fine del XIX secolo, era l’ottobre del 1951, quando un violento nubifragio si abbatte sulla zona, provocando piani di scivolamento sul versante a franappoggio su cui i Gairesi avevano costruito le loro case, da sempre, e pensavano, per sempre. Le cronache raccontano di cinque giorni di piogge e vento incessanti. Le vie si trasformarono in impetuosi torrenti facendo ‘scivolare’ drammaticamente il terreno verso valle. I cedimenti del versante, lesionarono alcuni fabbricati in pietra di scisto, spesso ancora montate a secco. Questo evidenziò la pericolosità abitativa dell’intero abitato. Per ovvie ragioni di sicurezza, nel corso del decennio successivo, il borgo fu progressivamente abbandonato. Le famiglie gairesi poterono scegliere dove vivere, tra tre differenti località: Gairo Sant’Elena e Gairo Taquisara, che tutt’oggi compongono il Comune di Gairo, e Cardedu, che in seguito si staccò da Gairo e divenne un Comune autonomo.